La Via Iulia Augusta fu progettata come collegamento diretto verso le province della Gallia dall’imperatore Augusto tra il 13-12 a.C., poco dopo la conquista dei territori delle Alpi Marittime (14 a.C.). La Via, che prende il nome dal suo ideatore, si snodava dal fiume Trebbia, in Emilia, al fiume Varo, in Costa Azzurra: iniziava nei pressi della città di Piacenza e toccava in sequenza: Voghera, Tortona, Acqui Terme, Vado Ligure, Albenga, Ventimiglia, Roquebrune-Cap Martin, Beausoleil, La Turbie, Cimiez-Nizza, per poi forse proseguire fino ad Arles, congiungendosi con la Via Domizia verso il Rodano.
Il percorso della Via Iulia Augusta è ancora oggi testimoniato dalla presenza di resti dell’antico tracciato, cippi miliari, moderni toponimi e antichi documenti.
Il progetto Interreg Alcotra, realizzato dal Comune di Ventimiglia e dalla Communauté de la Riviera Française, rinsalda 9 località attualmente separate dal moderno confine geopolitico, ma nell’età romana unite, attraverso l’antico itinerario, in un’unica entità amministrativa e territoriale.
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1° Trofeo d'Augusto - La Turbie
Monumento dedicato dal Senato e dal popolo romano all’imperatore Augusto per commemorare la conquista dell’arco alpino. Il Trofeo occupa la posizione della stazione “in Alpe marittima” (l’Alpe Marittima) o “Summa Alpe” (la vetta dell’Alpe) citata dagli itinerari antichi. Il monumento, installato sul confine delle Alpi (che gli Antichi per tradizione fissavano a Monaco) e nel punto culminante della salita più importante del percorso, era destinato ad essere visto dalla strada (che doveva passare nei pressi della statale 7), e dal mare.
Tra il 1 luglio del 7 e il 30 giugno del 6 a.C., lo Stato, rappresentato dal Senato e dal popolo romano, dedicano all’imperatore Augusto un Trofeo analogo a quello che Pompeo Magno aveva eretto nei Pirenei dopo le sue vittorie in Spagna.
Questo monumento è il solo trofeo vero e proprio che ci è pervenuto, in forma molto restaurata. Commemora la conquista dell’arco alpino, che iniziò nel 25 a.C. con la guerra contro i Salassi della Valle d’Aosta.
2° Il Mont de Mules - Beausoleil
Prima della costruzione della via Iulia Augusta: un “castellaro” fortificato, testimone dell’occupazione dei rilievi liguri. Prima della creazione della via Iulia Augusta, nel 13-12 a. C., la costa era percorsa da un itinerario che alcuni autori antichi chiamavano la “via Erculea”. Non era una strada in senso stretto e non si sa nulla del suo tracciato, che senza dubbio era quasi identico a quello della successiva via Iulia Augusta che passava a nord del sito. Il pericolo arrivava quasi sempre dal mare e quindi era importante la vista sul Mediterraneo e sul porto di Hercule Monoïkos, dove oggi sorge Monaco.
Il Mont des Mules è un tipico esempio della forma più visibile dell’ambiente protostorico tardivo: i siti fortificati sui rilievi, che si moltiplicano a partire dal 250 a.C.
L’imponente fortificazione ad arco di cerchio in pietra secca, delimita un perimetro di circa 6.000 m2; all’interno non vi sono tracce certe d’insediamenti. E’ probabile che le abitazioni si trovassero principalmente sui declivi a sud e al di fuori della cinta. Il sito, occupato dal III secolo a.C., è stato abbandonato al più tardi all’epoca della conquista romana.
3° Il Mausoleo di Lumone - Roquebrune
Un prestigioso monumento funebre che illustra le relazioni tra la città dei morti e le strade. La morte, il rango sociale, la strada… La credenza secondo cui lo sguardo dei vivi ridona una briciola di vita ai defunti ha fatto sorgere le necropoli ai bordi delle strade.
La facciata monumentale del Mausoleo era rivolta verso la via Iulia Augusta, che si trovava sotto l'attuale statale 7.
Il monumento occupa una posizione notevole sul colle, nelle immediate vicinanze di una pietra miliare dalla cifra simbolica (599 miglia da Roma), che segnava una specie di frontiera.
Il monumento funebre detto “della villa Lumone”, destinato ad un personaggio importante, è decisamente curato: la facciata, con 3 nicchie originariamente dipinte, dispone di 2 piani ed appartiene a un recinto funerario di cui restano visibili 2 lati. Delimitava una concessione a cui senza dubbio si accedeva dal retro. Al piano alto il quadro centrale era adornato da un oggetto applicato sulla muratura, probabilmente un’iscrizione che commemorava il nome e i titoli del defunto. La decorazione e la forma sono di un tipo raro, che si riscontra ad Ostia nel I secolo.
4° Il Museo della Preistoria Regionale - Mentone
Le Alpi Marittime dall’Antichità al Medioevo. Presentazione delle collezioni del Museo di preistoria regionale di Mentone, dall’età del Ferro all’alto Medioevo. La via Iulia Augusta sanciva il marchio del potere romano sulle regioni che attraversava, contribuendo a collegarle tra loro ed a Roma e ad integrarle nell’Impero romano. La conquista romana ha lasciato un’impronta duratura nel paesaggio con le città, le opere d’arte ed i monumenti. Anche la vita quotidiana delle popolazioni locali è stata sottomessa all’influenza romana: lo possiamo intuire attraverso l’evoluzione delle forme dell’habitat, dei legami commerciali, degli arredi e delle pratiche domestiche, delle mode e dei riti.
Sono esposte collezioni provenienti da antichi scavi: si tratta, in particolare, di arredi risalenti all’età del Ferro del Castellas d’Escragnolles, del villaggio romano del Mont-Bastide ad Eze, di Beaulieu, delle antiche sepolture di Mentone, della necropoli di Ventimiglia e delle sepolture ad Ilonse.
Queste collezioni illustrano il contesto regionale dalla protostoria alla fine dell’Antichità, attraverso le tematiche delle cinta murarie dell’età del Ferro, dei villaggi rurali del periodo romano, delle piccole stazioni portuali, degli scambi commerciali e, infine, dei riti funebri.
5° Caverne e Museo preistorico Balzi Rossi
Tra i maggiori siti preistorici in Europa, i Balzi Rossi conservano anche le tracce dell’antica via romana che portava in Gallia: una continuità eccezionale in un sito eccezionale. Avanzando verso il fiume Var, la via Iulia Augusta seguiva la linea di costa e attraversava la falesia dei Balzi Rossi. A causa della configurazione geologica della zona, in alcuni tratti la strada era scavata nella roccia, come testimonia l’unico tratto conservato in posto e ancora visibile a valle della ferrovia, di fronte alla Grotta del Principe.
Le caverne dei Balzi Rossi (in dialetto “pietre rosse”) devono il loro nome al colore della parete rocciosa in cui si aprono. Il complesso é composto da grotte e ripari, al cui interno si è accumulato nei millenni un grande deposito ricco di resti faunistici e strumenti in pietra scheggiata lasciati dall’uomo preistorico tra il Paleolitico Inferiore (ca. 250.000 anni fa) e il Paleolitico Superiore (da 35.000 a 10.000 anni fa). A quest’ultimo periodo appartiene la maggior parte dei reperti conservati nei due musei e nelle grotte dei Balzi Rossi: sepolture, sculture in pietra, incisioni parietali e molti utensili litici che accompagnavano la vita quotidiana, come lame, punte di freccia e raschiatoi.
6° Giardini Botanici Hanbury e piana di Latte
I giardini Hanbury, bene ambientale e storico straordinario, sono un esempio unico di giardino botanico di acclimatazione di specie diverse e conservano le tracce dell’antico percorso romano. Nella parte bassa del giardino botanico, realizzato alla fine del XIX secolo da sir Thomas Hanbury, è possibile osservare un tratto di selciato della strada pubblica utilizzata fino al 1836, il cui percorso poteva coincidere con il tracciato della via Iulia Augusta. Lungo tale percorso fuori dai giardini, a ponente del torrente Sorba, poco più a ovest del capo Mortola, è stato individuato un selciato considerato antico, costituito da ciottoli arrotondati, profondamente infissi nel terreno e caratterizzato da cordoli di pietra trasversali alla carreggiata per evitare lo scivolamento di carri e animali in salita.
Nel 1867 Thomas Hanbury, colpito dal paesaggio e dal clima di Capo Mortola, acquistò la villa e il terreno in cui realizzò il grande giardino che conserva il suo nome. Il fratello Daniel importò da regioni lontane piante di notevole interesse botanico e farmaceutico. Vennero costruiti o restaurati numerosi rustici, realizzata una nuova rete idrica e fu restaurata Villa Orengo. Il giardino, diviso in aree specifiche per paesi, fu arricchito di viali, fontane, oggetti d’antichitá; alla morte del fondatore l’opera fu continuata dal figlio Cecil con la collaborazione fondamentale della moglie Lady Dorothy.
Piana di Latte : La piana del torrente Latte, angolo di singolare bellezza e luogo di villeggiatura dall’antichità ai tempi moderni, conserva ancora le tracce del percorso dell’antica via romana. Attraversato l’attuale centro di Ventimiglia alta, la via Iulia Augusta proseguiva a ponente lungo il litorale, adattandosi ai dislivelli e ai piccoli golfi che attraversava.
Nella piana di Latte il suo tracciato è ricordato ancora dalle fonti orali e toponomastiche, come dimostra il nome “Strada Romana Antica” della piccola via a sud della statale 1 - Aurelia. Questa strada parte all’altezza della casa vescovile e arriva fino al torrente Latte, e nella parte finale conserva sotto l’attuale manto stradale, e lungo il muro che la delimita a settentrione, tratti di strutture connesse all’antico selciato.
Nella stessa area, in prossimità di Villa Eva, recenti indagini archeologiche hanno individuato i resti di una villa di epoca romana affacciata sul mare.
La presenza di un edificio romano nella piana rafforza l’ipotesi di un insediamento costiero a ovest di Ventimiglia. Si tratta di una struttura di forma allungata, suddivisa in almeno due ambienti, le cui murature, realizzate in ciottoli di grandi dimensioni, sono conservate solo in parte. La vicinanza alla riva del mare fa pensare ad una villa marittima e residenziale provvista di un proprio approdo, o ad un luogo di sosta per i viaggiatori che lungo la Via Iulia Augusta si recavano in Gallia.
7° Museo Civico Archeologico G. Rossi
Il museo civico archeologico “Girolamo Rossi” di Ventimiglia, ospitato dal 1984 nella fortezza ottocentesca dell’Annunziata, espone in 7 sale molti e significativi reperti della città romana di Albintimilium. La fortezza dell’Annunziata, costruita nel 1831 dai Savoia, occupa il luogo dove nel 1503 sorgeva l’omonimo convento dell’ordine francescano dei Padri Minori Osservanti. Conservò la sua funzione militare sino alla fine dell’Ottocento, quando venne declassata a caserma e subì il rialzamento del piano che oggi ospita il museo intitolato a Girolamo Rossi (1831-1914), lo scopritore del teatro e della città romana di Albintimilium, sorta nella piccola piana a ponente del torrente Nervia.
Le sale espositive del museo archeologico guidano il visitatore nella conoscenza della città antica, tra gli oggetti che furono ritrovati intatti nelle necropoli ubicate all’esterno delle mura, lungo il percorso della via Iulia Augusta: ceramiche e vetri eccezionali, la serie delle statuette d’argilla, un insieme di iscrizioni tra le più importanti della Liguria (il lapidario), le sculture raccolte originariamente da Thomas Hanbury nella sua villa di La Mortola, urne cinerarie, lucerne e molti altri reperti unici per stato di conservazione e valore estetico.
8° Chiesa di San Michele
La chiesa di San Michele a Ventimiglia alta, costruita nell'XI secolo anche con materiali di recupero più antichi, conserva tre pietre miliari provenienti dall’antica via Iulia Augusta.
Da Albintimilium, la via Iulia Augusta proseguiva nei pressi dell'attuale linea ferroviaria e attraversava il fiume Roia. Risaliva quindi la collina dove poi sorgerà il centro medievale, coincidendo con l’odierna via Piemonte o via Garibaldi, correva ancora in direzione ovest all’altezza della duecentesca porta Canarda, per ridiscendere poi verso la piana del torrente Latte.
I cippi miliari sono colonnine di pietra poste ai bordi delle strade, con la funzione di indicare le miglia trascorse dall’inizio della strada e dalle città più vicine (da qui il nome miliario; un miglio misura 1480 metri). I tre cippi conservati nella chiesa di San Michele sono testimonianze importanti del passaggio della via Iulia Augusta in questa zona: due sono stati usati all’ingresso come acquasantiere, il terzo è utilizzato come colonna per reggere la volta della cripta. Il cippo più antico fu messo in opera in occasione della costruzione della via voluta dall’imperatore Augusto tra il 13 e il 12 avanti Cristo, gli altri due risalgono ai rifacimenti della strada operati dall’imperatore Caracalla in occasione del suo viaggio verso le Gallie (213 d. C.).
9° Scavi della città romana di Albintimilium
La città romana di Albintimilium si sviluppò dal II secolo avanti Cristo alla destra del torrente Nervia, ai piedi del precedente abitato ligure, e proseguì la sua vita in piano, con alterne vicende, almeno fino alla seconda metà del VII secolo dopo Cristo. La via Iulia Augusta, diretta verso la Gallia, attraversava Albintimilium, venendo a coincidere col decumano massimo, la strada principale della città, lastricata con calcare bianco della Turbie, larga quasi 3 metri e affiancata da due marciapiedi (crepidines); al centro era servita da una cloaca, un canale che raccoglieva le acque di scarico di edifici e strade minori. Oltrepassata la Porta di Provenza, la strada proseguiva verso ponente, attraverso la grande necropoli occidentale della città, con tombe monumentali in muratura e sepolture ad incinerazione.
Tra il I e il II secolo dopo Cristo la città godette del periodo di pace che caratterizzò tutte le regioni dell’Impero: testimoniano la sua prosperità le terme, il teatro, le case signorili (domus), gli antichi quartieri abitativi (insulae), i ricchi mosaici e le numerose suppellettili anche di importazione recuperate dagli scavi archeologici.
Nel secolo scorso, due tratti della via Iulia Augusta furono recuperati per esigenze di conservazione e ricollocati l’uno nel punto più alto del cavalcavia di Nervia sovrastante la città romana, l’altro nel giardino del museo-biblioteca Clarence Bicknell a Bordighera.